venerdì 15 aprile 2011

BULLO, FATTI UNA MISCHIA

Di Vittorio Mazzone

Antonio, ormai, era sicuro di avercela fatta. Nessuno osava mancargli di rispetto.
Le ragazze, additandolo, lo chiamavano “il bull’Antonio” e i professori, per indolenza e per quieto vivere, avevano rinunciato a metterlo a posto.
Eppure con il trascorrere dei mesi, Antonio cominciò a star male a causa del vuoto che si era fatto intorno alla sua persona.
Ma, all’improvviso, come una vera manna dal cielo, gli capitò tra le mani un volantino della squadra di rugby della sua città che annunciava una leva per i ragazzi “under 15”.
Ed Antonio, sicuro di essere tagliato per questo sport, e forse anche per uscire dall’isolamento che proprio non gli andava giù, decise che sarebbe diventato un campione di rugby.
Per la verità l’impatto dei primi allenamenti non fu dei migliori e dovette ben presto rendersi conto di aver fatto male i conti.
Nel gioco del rugby, infatti, è importante certamente la forza fisica , ma ancor di più contano tante altre abilità come intelligenza, creativita’, capacita’ di ascolto.
Fu, così, che Antonio finì per accumulare una sfilza di figuracce che gli fecero sotterrare l’orgoglio nella fanghiglia di quello sperduto campo di periferia.
Un vero scossone, però, Antonio lo subì a causa del comportamento dell’allenatore e degli altri giocatori, soprattutto di quelli più bravi ed esperti.
Nessuno si approfittò delle sue debolezze per prenderlo in giro o far pesare la propria superiorità. Antonio ricevette soltanto incoraggiamenti e sorrisi rassicuranti con l’invito a riprovare. Sicuramente rinfrancato dal calore di questo clima, Antonio scoprì pian piano che questa esperienza del rugby gli stava facendo scoprire un nuovo modo di stabilire rapporti con le persone.
E questa novita’ gli sembrava davvero affascinante.
Stava ,intanto, cominciando a capire l’idea fondamentale del gioco del rugby che l’avrebbe conquistato a tal punto da cambiarlo nel profondo del cuore.
Il giocatore di rugby che avanza verso la meta avversaria deve profondere tutto se stesso ed impegnare al meglio tute le sue abilita’ fisiche e mentali.
Egli, pero’, .sa di non essere solo ma di avere sempre dietro di sé uno o più compagni pronti a dargli una mano.
Antonio comprese, allora, che un giocatore è davvero bravo quando sa intervenire al momento opportuno a sostegno del compagno in difficoltà e riscoprì con piacere il significato vero di parole come amicizia e solidarietà, considerate prima vuote e prive di senso.
Cominciava a delinearsi nel suo intimo una nuova dimensione della vita mai neppure immaginata. Esattamente il contrario del modello di pensieri balordi che gli avevano confuso la mente fino a qualche mese prima.
Naturalmente, anche i compagni di scuola e del quartiere cominciarono a scoprire con meraviglia le novità che stavano modificando il modo di essere di Antonio.
Sembrava che Antonio stesse diventando più prestante dal punto di vista fisico eppure i suoi vecchi modi bruschi e aggressivi erano stati sostituiti da un certo non so che di forza e di gentilezza al tempo stesso che lo facevano star bene con se stesso e con gli altri.
Anche la Professoressa di Italiano finì per accorgersi di queste novità.
E, così, una mattina le venne di chiedergli: ”Antonio che novità ci porti?”.
Ed Antonio tranquillo e sereno rispose “ Ho iniziato a giocare a rugby”